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Iron Maiden a Milano: concerto perfetto, il resto da dimenticare. Sognando una location normale

Aggiornamento: 18 lug 2023



Pubblico degli Iron Maiden a Milano

Dopo la delusione dello scorso anno a Bologna gli Iron Maiden sono riusciti finalmente ad esibirsi nuovamente nel nostro paese. 5 anni sono passati dall'ultimo (vero) concerto della band e la fame di vedere Steve e compagni era alle stelle. Senza dubbio quello presente all'ippodromo SNAI è stato il miglior pubblico di questa prima parte di Future Past Tour, tanto da lasciare senza parole anche il gruppo stesso. Anche la performance dei Maiden è stata da manuale, sicuramente tra le migliori del tour fino ad oggi: non c'è stato alcun accenno a Bologna (del resto è già tanto se si ricordano cos'è successo lo scorso anno!) ma siamo stati ricompensati a dovere.


Tuttavia, se da una parte c'è l'esaltazione per l'ennesimo trionfo della band inglese, dall'altra abbiamo una marea infinita di critiche, lamentele e polemiche, tutte indirizzate agli organizzatori (spesso sbagliando). Si tratta di esagerazione di un pubblico che magari vuole l'evento à la Wacken senza sapere che per una miriade di motivi in Italia è impossibile oppure questa volta si è davvero toccato il fondo?


Dividiamo quindi questa recensione in due parti, parlando in primis (magari anche brevemente, dal momento che su questo tour si è detto di tutto e di più) dell'esibizione in sé, per poi capire cos'è andato storto e se ormai un ritorno ai giorni di gloria dei concerti italiani è da escludere.



IL CONCERTO

 

C'era fame di Maiden nell'aria. Si poteva capire già dal giorno prima al Legend Club, dove si è esibito Steve Harris con i suoi British Lion. Nonostante l'atmosfera intima, molte persone sono arrivate al locale fin dalle prime ore del mattino per cercare di arrivare alla transenna. Molte di queste, finito il concerto del side project di Steve, si sono recate subito all'ippodromo di San Siro, pronte a passare una notte a "dormire" sul marciapiede adiacente alla location, tra caldo e zanzare. Roba dell'altro mondo se si pensa che in molti paesi all'estero è difficile vedere la gente mettersi in fila prima di mezzogiorno!


Una volta dentro all'ippodromo si potevano sentire i classici cori da stadio "Oleee oleee oleee oleee, Maiden, Maiden!" ancor prima che le varie band iniziassero a suonare. Ogni attimo di silenzio era buono per incitare il gruppo, anche se questo non era nemmeno in prossimità del palco. Si respirava un'aria di eccitazione come poche volte. D'altronde, l'ultima volta che noi italiani abbiamo visto i Maiden esibirsi nel nostro paese è stata 5 anni fa a Trieste: è stata la pausa più lunga tra un concerto e l'altro.


Sorvoliamo sulle band di supporto, su cui tutti si sono fatti la propria idea, per concentrarci sulla performance degli headliner. Dopo un piccolo attacco di cuore dovuto al sentire una persona dello staff annunciare una semi-cancellazione ("per fortuna" limitata gli Stratovarius) e dopo un tutto sommato veloce montaggio di palco, alle 20:55 le note di Doctor Doctor iniziano a diffondersi in un ippodromo strapieno. L'eccitazione è alle stelle, come poche volte nella storia dei Maiden in Italia. Nel momento in cui è partito il riff di Caught Somewhere in Time le voci di 35.000 persone coprivano completamente l'audio delle casse (e questo può essere visto sia in maniera positiva che in maniera negativa). Non appena la band è entrata il boato generale è stato incredibile, tanto da lasciare stupita la band stessa. Del resto non è un mistero che noi Italiani siamo tra le audiences più rumorose dei Maiden, e questa volta siamo anche una delle folle più numerose del tour. Prima di The Writing on the Wall lo stesso Bruce ha spiegato che "stava per introdurre la prossima canzone, ma Milano ha già detto tutto quello che si doveva dire". Forti di questo supporto, i membri della band ci regalano quella che probabilmente è stata la migliore perfomance di tutto il tour (fino ad ora). Bruce era al top della forma, anche in pezzi difficili come Days of Future Past. Nicko invece ha messo a tacere i dubbi sulla sua salute, riempendo le canzoni di fill più o meno elaborati (ma non quello di The Trooper, segno che probabilmente è proprio una sua scelta quella di non farlo). Tra i tres amigos ovviamente Adrian è stato quello a risaltare di più, dal momento che senza dubbio è il vero protagonista di questo tour. Finalmente abbiamo potuto sentire i suoi assoli storici come quello di Stranger in a Strange Land o Alexander the Great, senza dimenticare le new entry come quello di Writing on the Wall o Time Machine. Su quest'ultima canzone il pubblico è letteralmente esploso con l'ormai iconico "Poro-poro-poro-po-po-po!" nella parte centrale, coro nato nelle prime date del Future Past Tour grazie proprio ad una combriccola di Italiani e che ora è diffuso in tutta Europa!


Sulla scaletta si è detto di tutto e di più, quindi è inutile continuare a commentarla. Per una volta i Maiden hanno lasciato da parte alcuni classici per far spazio a chicche meno note, quindi inevitabilmente qualcuno è rimasto contento ed altri sono rimasti con l'amaro in bocca nel non sentire pezzi come Number of the Beast. Però, ragazzi: quando è partita Alexander the Great non c'è stato uno spettatore rimasto in silenzio. D'altronde sono solo 40 anni che i fans la chiedevano, e finalmente siamo stati accontentati. La cosa bella però è che la reazione ad Alexander è stata più o meno la stessa di quella presente su Hell on Earth, che ormai (anche per la posizione in cui è stata inserita, ovvero come prima encore) si può già considerare un classico della band. Questo è l'ennesimo segno che i Maiden non vivono solo sul passato ma le loro uscite sono ancora rilevanti nel 2023.


Il concerto è terminato con Wasted Years e con un Bruce che ci ha augurato di vederci "somewhere in time". Le facce dei fans post-concerto dicevano tutto quello che si poteva dire: i Maiden sono tornati e non hanno fatto "prisoners". Da persone che si sono viste più di un paio di concerti di questo tour, possiamo assolutamente affermare che quello di Milano è stato tra i migliori se non il migliore. Non solo per l'esibizione della band, ma anche per l'interazione fra pubblico e membri del gruppo. Una grande festa, questo è stata. E non vediamo l'ora di vedere la prossima.


Tuttavia, se il concerto dei Maiden è stato fenomenale, non si può dire lo stesso per... beh, tutto il resto. E qui iniziamo con gli aspetti negativi. Preparatevi, perché non sono pochi.



COSA È ANDATO STORTO?

 

Partiamo specificando che tutti hanno le proprie colpe, e da gente ignara di tutte queste dinamiche non sappiamo chi si deve prendere quali, motivo per cui ci limiteremo a elencare cosa non ha funzionato senza puntare il dito. Diciamo questo anche perché è facile dare tutta la colpa a Vertigo (organizzatore dell'evento) quando in realtà la sua voce in capitolo su certi aspetti è pari a 0.


Mancanza di zone ombra.

Impensabile che a luglio, in un festival (quindi con varie band che si esibiscono fin dalle prime ore del pomeriggio), non si sia voluto mettere dei tendoni per creare uno spazio dove chi voleva (o chi doveva per necessità fisica) poteva ripararsi dal sole. Non a caso molte persone sono state portate via a causa di mancamenti e svenimenti.


Mancanza di fontanelle d'acqua potabile e nebulizzatori.

Al contrario dei due eventi targati Vertigo tenutisi a Bologna quest'anno (Knotfest e Pantera), a Milano non si è vista nemmeno una fontanella da cui la gente avrebbe potuto abbeverarsi. Nessuna traccia neanche per quanto riguarda nebulizzatori o qualsiasi altro strumento per rinfrescarsi e idratarsi. 34 gradi, nessuna zona d'ombra e nessun modo per combattere il caldo. Qui non si parla di relax, si parla di sopravvivenza.


Prezzi fuori dal mondo (e in token!)

L'unico modo per bere qualche goccia d'acqua era acquistare le bottigliette d'acqua, alla modica cifra di 3€. Per una bibita si arrivava a 5€. Per le birre 8€. Non parliamo nemmeno dei prezzi del cibo: vi basti sapere che c'era uno stand che vendeva ostriche.


Oltre ai prezzi disumani, il tutto doveva essere acquistato tramite token, introdotti unicamente per cercare di far spendere di più agli spettatori (la quantità minima acquistabile era di 5 token, ma ad esempio una birra ne costava 4, così se non volevi buttarne via uno eri costretto ad acquistarne altri 5).

Qualcuno dirà "Ma si sa che ai concerti queste cose succedono, se vado a bere uno spritz in Piazza San Marco so già che mi bacchetteranno!", ed in effetti non si può dire nulla, dal momento che i sovrapprezzi ci sono anche all'estero (certo, magari non così tanto). Va però detto che in Piazza San Marco non mi fanno storie se entro con una camel bag piena d'acqua (sì, qualcuno ha dovuto lasciarla all'entrata nonostante non fosse vietata, ma ne parleremo dopo), e non ci devo stare per 9 ore senza potermi riparare dal sole.

Quello che fa rabbia è che il CEO di Vertigo in un'intervista aveva dichiarato che il concerto dei Maiden sarebbe stato il loro evento di punta e alla fine è andata MOLTO meglio a chi era ai concerti considerati "inferiori".


Controlli troppo severi e allo stesso tempo troppo blandi.

Che si possa introdurre poco e niente ai concerti italiani è noto, e potremmo discutere fino a domani sull'inutilità di sequestrare i powerbank in un mondo che ormai si comanda sempre di più dallo smartphone.

Tuttavia, se il regolamento non vieta l'ingresso con delle Camel Bag (QUI potete leggere tutto ciò che era vietato) non c'è motivo per cui la sicurezza l'abbia fatta buttare via ad un ragazzo vicino a noi. La cosa ha assunto ancora meno senso quando, all'apertura dei cancelli, praticamente nessuno è stato controllato. La gente ha incominciato a correre (tanti saluti all'idea di far entrare a blocchi!) e nessuno ha provato a fermarla. Molti sono entrati senza nemmeno farsi scannerizzare il biglietto, per dire. Nel tragitto tra l'ingresso e il pit non c'era nessuno ad assicurare l'ordine, tanto è vero che più di una persona è caduta per terra nella foga. "Meglio per voi", qualcuno dirà. Beh, sì, ma se esistono dei regolamenti un motivo ci sarà, e non è detto che tutto vada sempre bene.


I divieti (inesistenti?) sono stati fatti rispettare nuovamente durante lo show dei Maiden, durante il quale la sicurezza faceva rimuovere ogni singola bandiera o foglio da far leggere alla band. Attenzione: non parliamo di persone che stavano coprendo la transenna, rendendo difficile l'intervento della security nel caso ce ne fosse stato bisogno; alcuni fans avevano dei semplici messaggi per i membri del gruppo (com'è normale che sia) e li tenevano sul petto, senza dar fastidio a nessuno. Per qualche motivo ciò non era possibile (non ci è stata data alcuna spiegazione), e qualcuno si è visto pure portare via il proprio cartello. Mah.


Volume troppo basso.

Siamo in Italia, paese dei limiti e dei divieti. Non sorprende quindi scoprire che anche una band come i Maiden deve sottostare a certe regole. Il 15 luglio però probabilmente non c'è stato nemmeno il rischio di superare la quantità di db imposta, dal momento che poche volte il volume è stato così basso, anche per gli headliner.


Quello che fa davvero arrabbiare è che non siano state allestite nemmeno delle torri di ritardo (aka: le casse dal mixer). Solitamente, almeno per quanto riguarda i Maiden, queste vengono utilizzate dai concerti con 20.000 persone in su. A Milano eravamo 35.000 - tutto esaurito - e non c'era traccia di casse aggiuntive. Ecco spiegato il suono bassissimo per chi stava nel prato. E prima che andiate ad insultare Vertigo possiamo dirvi che con tutta probabilità la colpa della mancanza delle delay towers è della band stessa, in quanto è loro compito portarle/affittarle. Ovviamente magari gli è stato comunicato che non potevano essere allestite o che altro, ma è il management della band che deve rimediare a queste cose normalmente.


Band di supporto con suoni terribili.

il biglietto non costava poco, per niente, ma ci è stato detto di rimanere fiduciosi perché le band di supporto avrebbero compensato. Alla fine si parlava di solamente 4 band (numero di gran lunga inferiore rispetto agli eventi gemelli di Slipknot e Pantera), di cui una è stata la stessa del resto del tour e la più "grande" ha suonato solo due canzoni (ma lì non è colpa di nessuno). Chi ha suonato, tuttavia, non poteva certo vantare ottimi suoni, anzi. I Raven Age avevano un volume ancora più basso di quello dei Maiden, per i Blind Channel si faceva fatica a capire cosa stavano suonando, mentre durante gli Epica le chitarre sono state praticamente assenti per il 90% dello show. Problemi persino con gli Stratovarius, dal momento che sulla storica Black Diamond non si sentiva la voce: era difficile castrare un'esibizione di due soli pezzi ma ci sono riusciti!


Insomma, abbiamo speso minimo 100€ per solamente 4 gruppi di supporto, non certo enormi (a prescindere che piacciano o meno basta dare un'occhiata agli altri festival, anche italiani, per capire che il bill non era niente di incredibile parlando dal punto di vista del richiamo di pubblico), di cui il più grande ha suonato solamente due canzoni e per gli altri invece l'esibizione è stata rovinata dai pessimi suoni. Per gli Stratovarius nessuno poteva fare niente, ma per il resto?


Non è stata creata nemmeno una pagina Facebook o un sito del festival.

Nel corso di questi mesi abbiamo ricevuto migliaia di domande su questo Return of the Gods Festival, a molte delle quali non abbiamo potuto dare risposta perché non siamo tra gli organizzatori. Tuttavia, essendo che non esisteva un profilo social del festival o un sito, la gente non sapeva dove andare a trovare informazioni. Qualche italiano sapeva che Vertigo era l'organizzatore, ma tutti gli altri? Per non parlare del fatto che le informazioni principali sono state date ad una manciata di giorni dall'evento.


La location.

Su questo punto c'è da specificare una cosa: i concerti nei "campi di patate" i Maiden li fanno anche all'estero. Non c'è niente di strano. Tuttavia, dopo lo sfortunato non-concerto di Bologna dello scorso anno e visto che questo tour si svolge al 90% nelle arene, era lecito aspettarsi un ritorno della band in un palazzetto per una o due date. Ciò non è successo, magari perché la band aveva a disposizione un solo giorno per l'Italia e voleva dare a tutti la possibilità di vederla. Ok, ma davvero solo l'ippodromo di San Siro era disponibile, tra l'altro nei giorni in cui una marea di band suonava nelle location adiacenti? Ne parleremo più avanti, però è palese a tutti che un ippodromo non è certamente il posto migliore per uno show (specie se non vengono messe nemmeno le delay towers!).



MA A QUANDO UNA LOCATION DEGNA DEI MAIDEN?

 

A Milano eravamo in 35.000. Abbiamo fatto registrare il tutto esaurito. Nonostante le pessime e note esperienze del passato per quanto riguarda eventi del genere in Italia, 35.000 persone hanno deciso di acquistare un biglietto per una delle location più odiate in Italia (forse davvero seconda solo all'asfalto di Rho!) per la modica cifra di minimo 100€. Con 35.000 persone i Maiden avrebbero riempito senza problemi uno stadio come l'Olimpico di Torino. Avrebbero registrato per tre volte il sold out al Forum d'Assago. Avrebbero potuto fare tre date in tre palazzetti diversi e registrare il tutto esaurito ovunque.


E attenzione: senza l'ippodromo e di conseguenza con più fasce di prezzo, la domanda sarebbe stata sicuramente MOLTO più alta.


Persino lo stadio di San Siro, che ormai si riempie con 50/55.000 persone a causa delle norme di sicurezza, avrebbe potuto risultato bello pieno (ovviamente con un numero infinito di artisti che avevano prenotato lo stadio sarebbe stato impossibile a prescindere dai numeri).


E allora perché è dal 2007 che non riusciamo a vedere i Maiden in uno stadio o in un palazzetto (se togliamo la data di Milano 2016)? Perché ogni volta dobbiamo essere vittime dei soliti problemi quando potrebbero essere in parte risolti solamente affittando location adatte alla musica? Non è sicuramente un problema di pubblico, dal momento che sabato abbiamo dimostrato che quello dei Maiden è più vivo e numeroso che mai.


Però, a pensarci bene, in realtà il problema potremmo essere proprio noi.


Perché chi organizza/gestisce dovrebbe spendere più soldi per trovare venues adatte, per fornire più comodità e in generale per regalare un'esperienza degna di uno show dei Maiden quando può accontentarsi di metterci in un ippodromo senza nemmeno allestire un tendone per creare una zona d'ombra? "Perché se no al prossimo non ci va nessuno", penserete. Erano gli stessi discorsi che si sentivano dopo Bologna. "Non mi vedranno mai più!", dicevano.

Bene, a Bologna eravamo in 30.000. Questo sabato eravamo in 35.000.


A quanto pare gli Iron Maiden compensano tutti gli aspetti negativi di questi eventi. Il che è bello, ma fa anche capire perché le cose non sono cambiate e probabilmente non cambieranno più.

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