
E' uscito oggi nelle edicole inglese lo speciale del magazine Metal Hammer dedicato a Senjutsu, il nuovo album degli Iron Maiden, il quale verrà rilasciato il 3 settembre.
Vi portiamo la traduzione della recensione:
"I più navigati campioni del Metal raggiungono nuovi livelli di grandezza.
Fare tour in giro per il mondo è fisicamente stressante, da perderci la testa. La maggior parte delle band cerca di inserire delle meritate pause nei loro itinerari per rilassarsi a casa, o ricaricarsi con una vacanza tropicale. E poi ci sono gli Iron Maiden, che si sono presi una pausa nel loro Legacy of the Beast Tour 2019 non solo per riposarsi, ma per registrare un fottutissimo intero album - l'assolutamente magnifico 17esimo lavoro in studio, Senjutsu.
Nel 2021 i Maiden sono caparbiamente ambiziosi come quando hanno incominciato a metà degli anni '70. Senjutsu è un elettrizzante capolavoro cinematografico, con il suo immaginario basato sull'era Giapponese dei Samurai e la sua durata di 82 minuti - il loro secondo doppio album.
SENJUTSU si apre con la title track, riff affilati che costruiscono una grandiosa epica in chiave minore, mentre Bruce Dickinson senza difficoltà centra una nota alta dopo l'altra. In un periodo in cui i singoli comandano tutto, i Maiden rimangono fermamente radicati alla stessa idea di album che dominava durante i loro inizi. Infatti, Senjutsu si gode di più ascoltandolo per intero. E mentre la band cerca continuamente di evolvere il proprio sound, ci sono alcuni elementi che devono rimanere gli stessi. Le galoppate metronomiche a due dita di Steve Harris rimangono sincronizzate con il pedale ritmico di Nicko McBrain, a fianco alle armoniche mozzafiato suonate dai tre chitarristi Adrian Smith, Dave Murray e Janick Gers. Dall'inizio alla fine, Senjutsu fa parecchio uso di ognuno di loro.
Viene in mente la duratura passione di Adrian per Stevie Ray Vaughn quando si ascolta l'incisivo singolo THE WRITING ON THE WALL, con il suo rovente riff di apertura e il suo assolo pieno di sentimento.
STRATEGO ruggisce con la sua burrascosa cavalcata, il ritornello armonizzato e le sue melodie esotiche. Invece, DAYS OF FUTURE PAST - la canzone più corta dell'album dura poco più di 4 minuti - scatena un'inesorabile assalto di riff metallici e il classico tempo selvaggio, da pugni in aria, che trasforma gli stadi sud americani in giganteschi circle-pits. LOST IN A LOST WORLD si apre con delle polverose plettrate acustiche e la voce graffiante ma lamentosa di Bruce. In mani meno capaci questo approccio potrebbe trasformare il tutto in uno sdolcinato pezzo sentimentale, ma Bruce canta la profonda introspezione di un uomo intrappolato tra il suo passato rovinato e un triste futuro.
In qualsiasi altro album. THE TIME MACHINE potrebbe spiccare per il suo ritornello incredibilmente drammatico e, sbuffando, per il sincopato breakdown, ma mancano riff memorabili e l'identità delle altre tracce. ù
Senjutsu si chiude con tre tracce scritte da Harris, per un totale di più di 33 minuti. Esagerato? Assolutamente. E invece, come solo i Maiden sanno fare, ogni canzone ha una storia avvincente ed è piena di riff, cambi di tempo e parti diverse che non sembrano mai eccessive. DEATH OF THE CELTS è quella che risalta di più - una saga tragica e commovente con un intro alla Clansman e un intermezzo che contiene un grandioso duello di chitarre che rimandano a Roisin Dubh dei Thin Lizzy. THE PARCHMENT presenta una melodia spaventosa con tinte orientali, e un gran background sinfonico che ci fa sembrare di guidare verso le piramidi di Powerslave. La finale HELL ON EARTH inizia con un calmo, luminoso intro, ma ormai sappiamo che per la fine della traccia saremo in piedi, battendoci il petto e proclamando la gloria dei Maiden - che è esattamente quello che succede.
Senjutsu, anche se risulta essere l'uscita più rifinita e compositivamente più matura, non manca certo di potenza sonica. Se cercate sferzate di metal, le avete trovate. Forse è l'età dei ragazzi che avanza o lo strano periodo in cui viviamo, ma Senjutsu è anche il lavoro più emotivamente avvincente, non solo dell'era post-reunion, ma di sempre. Un ascolto non basta: con altri replay, Senjutsu continua a rivelare la sua incredibile profondità e l'abbondanza di tesori melodici che faranno in modo che questo album venga messo alla pari dei migliori lavori della band. Un inqualificabile capolavoro.
Per i fans di: Judas Priest, Dio, Thin Lizzy."